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14 settembre 2008

2008/09/14 L'asma non guarda più l'età si ammalano i cinquantenni.


Risponde il Dottor Paolo Franceschi, Pneumologo

A proposito degli articoli pubblicati su Secolo e La Stampa del 13.9.08 sul recente Congresso Nazionale di Pneumologia di Genova, è doveroso fare alcune puntualizzazioni:
La Parietaria, l’ ulivo, gli animali domestici sono sempre esistiti nel mondo occidentale, anzi, quando la popolazione era prevalentemente rurale l’ esposizione era anche maggiore rispetto ad oggi.

Eppure è negli ultimi decenni che le allergie, specie respiratorie (rinite allergica e asma) sono in continuo e progressivo aumento.
Oggi l’ allergia ai pollini è più frequente nelle città che nelle zone rurali, pur essendo le piante allergeniche più diffuse al di fuori delle città.


In passato l’ allergia colpiva una piccola percentuale di popolazione, prevalentemente infantile, che spesso con il passare degli anni tendeva a guarire dai sintomi in maniera definitiva.

Attualmente invece si assiste ad un aumento dei casi di allergia ed asma a tutte le età.

Non è infrequente visitare nei nostri ambulatori nipote, figlia e nonna che presentano l’ insorgenza dei sintomi asmatici ad età molto diversa: il bimbo intorno ai 6-8 anni, la mamma fra i 35 e 45 anni, la nonna fra i 60 e 70 anni. E’ verosimile che se la nonna avesse vissuto la sua infanzia in condizioni simili a quelle del nipotini, sarebbe diventata asmatica molto prima.

Questa profonda trasformazione epidemiologica dell’ asma trova una spiegazione, accreditata da molteplici recenti ricerche scientifiche, nei mutamenti ambientali che si sono verificati a causa dell’ inquinamento atmosferico. L’ inquinamento non solo accresce la frequenza e la gravità delle manifestazioni allergiche, ma ne aumenta anche l’ incidenza.

Fra i principali responsabili di questo aumento dell’ incidenza di nuovi casi di asma sono : l’ Ozono, gli ossidi di azoto e di zolfo, le polveri sottili, principalmente quelle derivate dalla combustione del carbone e il particolato incombusto dei motori diesel.

In Liguria, a parte Genova con i suoi oltre 600000 abitanti, la principale fonte di questi inquinanti è dato dalle centrali termoelettriche a carbone.

Fare prevenzione dell’ asma e delle malattie allergiche non significa quindi soltanto individuare precocemente gli individui malati e curarli adeguatamente..

Si afferma sull’ articolo del Secolo “Poi è fondamentale la visita in centri specializzati, dove si può confermare la diagnosi e sapere a cosa si è allergici”: in questo modo avremo creato legioni di persone che conducono una vita normale o quasi solo grazie ad un continuo uso di farmaci, taluni anche assai costosi e molto remunerativi per le aziende farmaceutiche che poi finanziano anche i congressi e buona parte della ricerca.

Il primo messaggio che un’ associazione come la World Allergy Organisation, data la sua rilevanza anche politica, è quella di cosa si può fare per evitare questa epidemia di asma, non solo come curarla al meglio presso i propri “centri specializzati”, in un evidente gioco di enfatizzazione di un problema per ottenere più potere al momento della spartizione della torta delle risorse destinate dal Piano Sanitario Nazionale.

Fare prevenzione significa in primo luogo che le società scientifiche facciano pressione sui Governi affinchè predispongano tutti gli accorgimenti per impedire che le persone si ammalino, e quindi, nel caso dell’ asma, e delle altre malattie allegiche, agire sulle cause dell’ inquinamento atmosferico.


Dottor Paolo Franceschi, Pneumologo,
Referente dell’ Associazione Medici per l’ Ambiente (ISDE) di Savona

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