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29 luglio 2011

1)Ucraina/ Incidenti in due miniere: 25 morti e 12 dispersi 2)Enel, i medici: "Dal carbone effetti lesivi sulla salute

Ancora vittime innocenti.........per il carbone
Tratto da Tmnews
Ucraina/ Incidenti in due miniere: 25 morti e 12 dispersi
Kiev, 30 lug.


(TMNews) - Sono almeno 25 i minatori morti e 12 quelli dispersi in due incidenti avvenuti nello stesso giorno, venerdì, in due miniere ucraine: nel primo, un'esplosione provocata da una fuoruscita di gas metano, in una miniera di Lugansk, nella parte orientale dell'Ucraina, ha provocato 18 morti e 12 dispersi. Altri due minatori sono stati estratti vivi ma con ustioni gravissime. L'incidente ha avuto luogo nella miniera di carbone "Sukhodolskaia orientale", dove già a giugno s'era prodotto un incendio, che aveva provocato l'evacuazione dei minatori.

In un altro incidente, dovuto al crollo di un pozzo nella miniera di Bajanova, nella regione di Donetsk, hanno perso la vita sette minatori, mentre altri quattro risultano dispersi. Circa 500 minatori sono stati evacuati.

Le miniere ucraine, concentrate principalmente nella parte orientale del paese, sono spesso teatro d'incidenti mortali a causa di sistemi di sicurezza obsoleti.

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Tratto da Città della Spezia

Enel, i medici: "Dal carbone effetti lesivi sulla salute"

. Anche in considerazione delle dichiarazioni fatte in conferenza stampa dalle amministrazioni, impegnate nel confronto per la concessione dell’Aia alla centrale "E. Montale", la commissione Ambiente dell’ordine dei Medici intende ribadire la propria posizione in merito. Intendiamo in questa occasione sottolineare nuovamente, come fatto fin dagli anni ’80, gli effetti lesivi sulla salute di centrali termoelettriche a carbone o prevalentemente a carbone come la nostra (visto lo scarsissimo utilizzo dei 2 gruppi a turbogas della stessa), tanto più ubicate in prossimità del centro abitato ed in un sito che, oltretutto esposto ad altre fonti particolari di inquinamento, presenta caratteristiche idrogeografiche e metereologiche del tutto inadatte a tale insediamento, come già riconosciuto e giudicato negli anni ’90.
Ricordiamo allora che i dati della letteratura scientifica ci dimostrano un sicuro effetto lesivo per la salute della combustione di fossili anche quando anche si dispongano misure di abbattimento delle emissioni che, come nel caso delle prescrizioni in oggetto, ridurranno alcuni parametri ma non possono raggiungere i limiti proposti dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Sempre dai dati della ricerca si evince poi che anche l’uso dei più moderni filtri non è in grado di fermare le particelle ultrafini che, unitamente ai microinquinanti metallici e organici, sono responsabili, oltre che di specifiche tumoralità, di un incremento di svariate malattie, tra tutte quelle broncopolmonari e ischemiche.

Riteniamo che a tali elementi si debba la necessaria considerazione tanto
più che i dati epidemiologici sulla mortalità e morbilità per tali malattie ci parlano sempre di tristi record per la nostra città
. Oltre agli eccessi di mortalità per mesotelioma pleurico (dovuto all’amianto) e tumore polmonare, oltre all’incremento di incidenza di linfomi e altri tumori ambiente correlati (in particolare per alcuni distretti), dobbiamo ricordare come nella nostra provincia vi siano tassi di mortalità per infarti, ictus e broncopneumopatie cronico-ostruttive molto più alti rispetto alle medie nazionali. Anche i tassi di ricovero ed il consumo di farmaci per tali disturbi sono sempre ai vertici delle classifiche nazionali e regionali. Non essendo stati sviluppati in passato i necessari studi che avrebbero dovuto essere intrapresi per stabilire le correlazioni tra le varie fonti di inquinanti (traffico, centrale termoelettrica, attività portuale ecc.) e tali ricadute sanitarie, riteniamo doveroso sostenere che ovunque si prendano decisioni su aspetti legati a tali emissioni si considerino tali questioni, tanto più che anche nella procedura di concessione dell’Aia è previsto un parere sanitario da parte del sindaco o potrebbe, in ogni caso, essere richiesta una VIS (Valutazione di impatto sanitario).
Ultimo motivo di preoccupazione il tema riproposto dalle recenti acquisizioni sulla vertenza Acam-Hera circa l’eventualità di smaltimento di rifiuti o derivati (Cdr) nella centrale Enel.

Su tale scelta ricordiamo il parere assolutamente negativo già espresso dall’ordine dei Medici.
La permanenza della combustione del carbone e l’autorizzazione data di recente per quella di biomasse,
precondizioni per l’utilizzo del Cdr, non possono non costituire quindi una ulteriore possibile minaccia in tal senso.
29/07/2011
Commissione Ambiente dell'ordine dei Medici chirurghi e odontoiatri della Spezia
Tratto da Speziapolis


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"Tutta la storia ci insegna

che un risoluto movimento di uomini

che lottano senza tregua per i loro diritti

disintegra sempre il vecchio ordine,

come un oceano in subbuglio
sbriciola una grande scogliera."

Martin Luther King






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Tratto da Qualenergia

L’etica dell’energia nella visione di Hermann Scheer

La questione energetica è troppo strategica per essere lasciata ad economisti e tecnici; è una questione morale e politica, prima che tecnologica, diceva Hermann Scheer. In questo articolo di Marco Morosini del Politecnico di Zurigo, pubblicato sulla rivista QualEnergia, ricordiamo le sue idee, in attesa della pubblicazione in Italia del suo ultimo libro.

La prospettiva di creare un sistema energetico basato al 100% sulle fonti rinnovabili che viene oggi analizzata in diversi studi e documenti porterà nei prossimi anni a ricordare di Hermann Scheer, l’unico politico che per primo e sicuramente in tempi non sospetti, negli anni ’80, aveva già indicato questa strada con una visione lucida e concreta, ma spesso tacciata di integralismo dai suoi critici. Ad ottobre uscirà in Italia il suo ultimo libro "Der EnergeEtische Imperativ”, l’Imperativo energEtico, che affronta proprio la questione di un transizione energetica verso un’economia solare, come la chiamava Scheer. Se ne parlerà a Roma, il prossimo 6 ottobre, nel corso di un convegno organizzato da Edizioni Ambiente e Kyoto Club.

Etica e sussidiarietà: questi furono i pilastri dell’approccio di Scheer alla questione energetica, un ambito in cui il perdurante dominio di economisti e tecnologi forse pare legittimo a più di un lettore. Eppure troppo alta è la posta energetica per lasciarla in mano ai tecnici. Le diverse opzioni energetiche hanno infatti tali conseguenze sulle generazioni presenti e future e sulla natura da farne una questione morale e politica, prima che tecnologica. Infatti, mentre i benefici delle energie fossili e dell’energia atomica si concentrano maggiormente nella parte più benestante della popolazione mondiale, i loro costi umani – per esempio il cambiamento climatico - ricadono sproporzionatamente su coloro che meno o punto profittano dei benefici, cioè sulla parte meno abbiente e più debole dell’umanità e specialmente sulle generazioni future.

La sussidiarietà (se un ente più “in basso” è capace di fare qualcosa, l’ente più “in alto” deve lasciargli tale compito e sostenerne l’azione) era la seconda idea guida che Scheer applicò alla questione energetica: mentre le fonti fossili (carbone, petrolio e gas) e atomiche implicano la concentrazione in grandi impianti centralizzati e in potenti oligopoli privati o statali, una buona parte delle energie rinnovabili (solari, eoliche, da biomassa, geotermiche) sono per loro natura decentralizzate, locali e polverizzate in milioni di piccoli produttori.

Questa differenza ha profonde conseguenze politiche perché nel primo caso è favorita la concentrazione di potere e ricchezza, mentre nel secondo caso è favorita la loro distribuzione diffusa tra i cittadini, sia in una nazione sia sul Globo. Per questo l’opzione solare sarebbe importante anche per prevenire i conflitti, non solo per ridurre i danni ambientali.

Secondo Scheer la politica ha un compito limitato ma fondamentale: quello di accelerare un cambiamento che è già in atto nella società ma che è troppo lento, creando sistemi di incentivazione individuale verso le opzioni che danno benefici collettivi o che riducono i danni e i rischi collettivi (per esempio l’alterazione del clima).

Proprio sulla velocità di questo cambiamento riemerge l’etica: ormai da molti anni la questione non è sul “se” ma sul “quando” la società umana passerà completamente alle energie rinnovabili. “L’imperativo energEtico” questo il titolo dell’ultimo libro di Scheer – sarebbe quello di attuare questo cambiamento in pochi decenni invece che in secoli, cioè prima che i rischi e i costi umani delle attuali tecnologie fossili e atomiche crescano in modo esponenziale. Anche tuttora molti di coloro che propugnano l’espansione delle tecnologie fossili e atomiche dicono che si tratta di “tecnologie ponte” verso una futura economia solare, in attesa che le tecnologie per questa diventino “mature”. Per Scheer invece il momento di questa trasformazione è adesso, cioè nei prossimi due o tre decenni.

Non conosco un altro politico che abbia svolto quest’azione di catalizzatore più intensamente di lui......

A metà degli anni ‘80 si convinse che il controllo delle risorse energetiche era uno dei principali campi di conflitto tra i popoli. La svolta verso un’economia energetica solare, decentrata e locale gli sembrò uno dei compiti principali della politica per la pace.

Leggi su Qualenergia L'articolo integrale di Marco Morosini del Politecnico di Zurigo

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Tratto da Noalcarbone

29 luglio 2011

LA CONVERSIONE ECOLOGICA

La conversione ecologica si costruisce dal basso “sul territorio”: fabbrica per fabbrica, campo per campo, quartiere per quartiere, città per città.
Chiamando per cominciare a confrontarsi in un rinnovato “spazio pubblico”, tutti coloro che nell’attuale situazione non hanno avvenire: gli operai delle fabbriche in crisi, i giovani senza lavoro, i comitati di cittadini in lotta contro gli scempi ambientali, le organizzazioni di chi sta già provando a imboccare strade alternative: dai gruppi di acquisto ai distretti di economia solidale. E poi brandelli di amministrazioni locali, di organizzazioni sindacali, di associazioni professionali e culturali, di imprenditoria ormai ridotta alla canna del gas; e nuove leve disposte a intraprendere, e a confrontarsi con il mercato, in una prospettiva sociale e non solo di rapina.

La conversione ecologica del sistema produttivo e del modello di consumo dominanti è un’utopia?
Sì, è un’utopia concreta nel senso che aveva dato a questo termine Alex Langer. È cioè un progetto praticabile, ma al tempo stesso radicalmente alternativo allo stato di cose esistente.
Il liberismo, la tesi fantasiosa che il mercato trova da sé il rimedio ai danni che affliggono il pianeta e i suoi abitanti, inchioda i suoi fautori a un eterno presente senza passato né futuro; fermo, in politica, al giorno per giorno; in economia, ai conti delle “trimestrali”; nelle consorterie accademiche, alle lotte di potere: rendendo tutti incapaci di un approccio prospettico.

There is no alternative (non si puo' fare altrimenti) e' la sentenza con cui il liberismo e tutti coloro che ne sono succubi, giustificano l'assalto alle condizioni di vita e di lavoro di miliardi di uomini e donne. Ma la crisi economica e quella ambientale si sono incaricate di rovesciare questa tesi. Senza un radicale cambiamento di rotta il pianeta e chi lo abita non hanno futuro.
Verità e capacità di pensare il futuro sono rimaste appannaggio di chi si ribella allo stato di cose esistente. Chi guarda al futuro dal punto di vista di un mondo diverso sa ormai, in termini generali, molte cose su come deve cambiare il mondo per sopravvivere e permettere a tutti di vivere meglio.
Sono “cose” che riguardano l’energia (l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili),
l’agricoltura (biologica, multiculturale, multifunzionale, di piccola taglia) e la sovranità alimentare, il recupero integrale degli scarti e dei rifiuti, la salvaguardia del territorio.


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