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23 aprile 2012

Don Gallo :"I nuovi partigiani combattono il carbone"




Tratto da Trucioli Savonesi 
La tesi di Davide Pesce presentata all'esame orale da giornalista professionista superato venerdì 16 marzo 2012




“Volete sapere chi sono i nuovi partigiani a Savona? Sono quelli che si battono contro la centrale a carbone di Vado Ligure!”
La frase senza ambiguità, pronunciata da don Andrea Gallo, proprio in una città medaglia d’oro per la Resistenza ha scatenato polemiche e reazioni a catena.
Dall’immigrati clandestini, alle prostitute, perché un “prete comunista” come si definisce lui stesso, adesso scende in campo in modo così polemicamente violento su un tema delicato e controverso che tiene banco nella vita dei savonesi da almeno 40 anni?


 In Italia sono attive 13 centrali a carbone sparse in 8 regioni e ben 3 di queste 13 sono in Liguria: una a La Spezia, una a Genova (che fra cinque anni verrà dismessa) ed una nel Savonese a Vado, più potente di quelle di Genova e La Spezia messe assieme ed in assoluto l’impianto più potente di tutto il Nord-Italia, unico nel suo genere, poiché è costruito in pieno centro abitato, una vera e propria centrale in città.
La proprietà della centrale è di Tirreno Power che oggi è uno dei principali produttori di energia elettrica del Paese ed è presente sul territorio nazionale con le centrali termoelettriche di Civitavecchia e di Napoli....

Le centrali di Napoli e Civitavecchia economicamente non sono in perdita, tutt’altro, ed il carbone è totalmente assente.
Semplicemente produrre energia col carbone anche se è molto più inquinante, costa di meno e quindi comporta maggiori profitti, di qui la predilezione dei produttori per il carbone.
Tirreno Power, addirittura, ha cercato anche altrove di costruire impianti a carbone, ma ha trovato sulla propria strada politici locali che hanno innalzato barricate, sostenuti da popolazione e ambientalisti.

A Vado Ligure, accanto ad un moderno impianto a metano da 800 megawatt, entrato in funzione nel 2007, sono attive due unità a carbone, ciascuna da 330 megawatt, per un totale di 660 megawatt, che sono un vero e proprio esempio di archeologia industriale: i due gruppi sono in servizio dal lontano 1971. Hanno cioè “festeggiato” i 40 anni ed hanno ancora pochi anni di vita davanti perchè stanno letteralmente cadendo a pezzi, inquinano moltissimo e da almeno cinque anni funzionano senza l’obbligatoria AIA (Autorizzazione Ambientale Integrata), la cui concessione è vincolata obbligatoriamente all’impiego delle BAT (migliori tecnologie disponibili), attuabili solo con il totale rifacimento dei gruppi esistenti.
Tirreno Power ha però collegato la ristrutturazione dei gruppi esistenti alla costruzione di un nuovo gruppo a carbone da 460 mw, che si andrebbe ad unire ai 660 mw esistenti, per un totale di 1.120 mw.
Unitiperlasalute un comitato di cittadini, coadiuvato da un team di avvocati e avvalendosi di perizie giurate e studi scientifici, ha presentato alla Procura della Repubblica di Savona un esposto...

Alcuni dati oggettivi che emergono sono davvero stupefacenti: la centrale produce ogni anno ben il quintuplo del fabbisogno energetico dell’intera provincia di Savona ed ogni giorno sono bruciate, secondo l’ingegner Prelati della Tirreno Power, ben 5.000 tonnellate di carbone, per un totale di 1.825.000 tonnellate di carbone all’anno.
Il processo combustivo del carbone riversa nell’ambiente, per un raggio di oltre 50 km, cospicue quantità di agenti inquinanti, che, favoriti dai venti, frequenti in Liguria, ricadono in acqua, nell’aria e nel suolo.
Una centrale a carbone emette sostanze ad attività cancerogena per l’uomo in quantità enorme: arsenico, cromo, mercurio, cobalto, radon (presente nelle ceneri del carbone e considerato la seconda causa di morte del cancro al polmone dopo il fumo), benzene, diossine, polveri sottili. Sostanze che sono le principali responsabili di neoplasie, infarti, ictus, emorragie cerebrali.
Ma non è tutto. Diciamo è solo una parte. Il problema sono le polveri sottili, le cosiddette pm 2,5 (quelle sotto i 2,5 micron); si tratta di polveri frutto della combustione del carbone che non riescono ad essere abbattute da nessun filtro, neppure da quelli di ultima generazione e che veleggiano nell’atmosfera a distanze anche superiori ai 50 km. Sono polveri più pericolose di quelle grossolane, poiché passano indisturbate la barriera emato-polmonare, col risultato così di provocare ancora maggiori casi di malattie trombotiche (infarti ed ictus), nonché tumorali.
Non sono quindi le macropolveri sollevate per il vento dai depositi di carbone (che non sono neppure oggi, dopo 40 anni di attività, coperti leggi qui) il maggior pericolo per la salute dei cittadini, semmai lo sono per i poggioli e i davanzali, con relativa biancheria stesa, come succedeva anni fa quando i filtri delle ciminiere liberavano il particolato più grossolano (PTS). Ora invece i filtri lasciano passare le polveri più sottili possibili, le quali, a differenza delle loro antenate, non vanno a cozzare contro le difese delle nostre vie respiratorie e i filtri degli alveoli polmonari, ma, penetrano in essi per andare a minare all’interno, “sottilmente”, subdolamente la salute dell’organismo.
Il progetto della comunità europea Externe ha dimostrato che il costo di produzione di elettricità dal carbone e dall’olio combustibile raddoppierebbe se fossero conteggiati i costi esterni, come i danni all’ambiente, la mortalità e soprattutto la morbilità (il rapporto tra il numero di giornate di assenza dal lavoro per malattia e il numero di giornate lavorative previste), corrispondenti a circa 140 milioni di euro ogni anno, gravanti quasi interamente sulla comunità del Savonese e della Val Bormida.
Il risparmio attuato rispetto alla produzione col metano risulta vanificato da questo studio; il problema è che i danni dell’inquinamento non ricadono su chi produce energia elettrica, ma sull’intera collettività.
A pagare sono sempre i cittadini: in Provincia di Savona, fra il 1988 ed il 2004, la mortalità dell’intera provincia è risultata significativamente più elevata rispetto alla media regionale in entrambi i sessi, con un eccesso di circa 3.000 decessi
 Non dobbiamo stupirci quindi se don Gallo, salesiano, prete degli ultimi, dei perdenti, quelli che convivono quotidianamente con la sofferenza, ispirato dalla predicazione di don Milani, a quasi 84 anni, dall’angiporto di Genova sia andato a Savona per tuonare contro chi avvelena per profitto la gente indifesa. Industriali e politici legati al carrozzone dell’occupazione a tutti i costi anche a dispetto della salute, non hanno gradito ed hanno replicato di sofismi. 
Don Gallo è andato avanti di randello, ma il carbone, scortato da politici zelanti, anche.


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Leggi anche

1) Don Gallo: è uno scontro tra economia e democrazia 

Tratto da" La Stampa di oggi"


"Caro Di Tullio è uno scontro tra economia e democrazia".

Caro di Tullio considero valida la risposta di Stefano Milano (leggi )della libreria Ubik. La ritengo esaustiva.

Tuttavia ,considero sempre valido il confronto,l'ascolto reciproco.Pertanto sarebbe importante un' assemblea aperta a te,al Pd e a chiunque voglia scegliere da che parte stare.

Il virus del fascismo è nuovamente in libera uscita.
Non escluderei i tecnici,gli esperti ,i medici e i 8 Comuni della provincia savonese.

LO SCONTRO E' TRA ECONOMIA E DEMOCRAZIA(RISPETTARE I DIRITTI ESSENZIALI DEI CITTADINI E LA SALUTE HA LA PRIORITA'.Art 3 Costituzione Repubblicana:E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli....).

Tanti saluti.

DON ANDREA GALLO

2)"LETTERA ai GIORNALI del Comitato Spotorno-Noli


   Ecco,sì, siamo partigiani, come ha detto don Gallo, partigiani di un'idea di sviluppo che considera le alternative reali, verso le quali si sta orientando il mondo col fine di rispettare veramente l'ambiente e la salute degli stessi lavoratori, con la previsione addirittura di un aumento dell'occupazione; siamo partigiani perché stiamo dalla parte della salute collettiva, perché ci opponiamo al degrado  di un territorio che non appartiene solo a noi, ma anche alle  future  generazioni.
  1° marzo 2012
                                                           
 Comitato "Ambiente e Salute" di Spotorno-Noli

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Leggi anche su QualEnergia

Uno stop del Consiglio di Stato alla centrale a carbone di Porto Tolle


Venerdì 20 aprile è stata emessa la sentenza dalla Sesta sezione del Consiglio di Stato, che respinge per inammissibilità il ricorso con cui la Regione Veneto ha chiesto di revocare la sentenza dello stesso Consiglio di Stato del 17 maggio 2011. 
  
Con quel pronunciamento fu dichiarato illegittimo il decreto del ministero dell'Ambiente che stabiliva la compatibilità ambientale del progetto Enel di conversione a carbone della centrale termoelettrica a olio combustibile di Porto Tolle, in provincia di Rovigo (Qualenergia.it, Il soccorso della manovra al carbone di Porto Tolle - Porto Tolle, priorità strategica, ma solo per Zaia ed Enel).

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