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27 giugno 2013

Dr. Agostino Di Ciaula – ISDE Italia :La prevenzione primaria è uno dei compiti della politica.

Tratto da Peacelink
Audizione in Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, 24 giugno 2013

L'intervento sull'ILVA del Dr. Agostino Di Ciaula – ISDE .

26 giugno 2013 - Fulvia Gravame (Agostino Di Ciaula)
Ringrazio il Presidente e gli onorevoli deputati, perché mi consentono di poter rappresentare il punto di vista di un medico della “International Society of Doctors for Environment”, una società scientifica internazionale da anni impegnata nello studio dei rapporti tra ambiente e salute umana e nell’affermazione dell’importanza della prevenzione primaria.

Spesso, pensando ai tumori, si considera la possibilità di diagnosi precoce un’arma vincente. In realtà, si è veramente vincenti se si agisce a monte, non solo cercando di limitare i danni di malattie già insorte ma impedendo che queste insorgano, evitando l’esposizione alle sostanze che le provocano.

La prevenzione primaria è solo in parte compito dei medici, che possono al massimo svolgere un ruolo di sostegno informativo basato sulle evidenze scientifiche
La prevenzione primaria è uno dei compiti della politica. È per questo che ho accolto con grande piacere l’invito ad essere presente qui oggi.

Nel disegno di legge all’esame di questa Commissione è evidente la volontà del Governo da un lato di “tutelare l’ambiente e la qualità della vita”, dall’altro di “evitare gravi danni all’ economia nazionale”, prevedendo un percorso di risanamento ambientale contemporaneo ad una prosecuzione dell’attività produttiva di ILVA.

Il Governo intende raggiungere questi obiettivi mediante l’applicazione della revisione dell’AIA rilasciata nello scorso ottobre dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. Con questo percorso si prevede di completare il risanamento nel prossimo triennio.

Dal punto di vista medico è opportuno porsi in particolare due domande:

- la prosecuzione dell'attività produttiva di ILVA nel prossimo triennio è veramente COMPATIBILE con l'esistenza di condizioni che possano definirsi "accettabili" di salubrità ambientale e di salute dei cittadini?

- quando il percorso di applicazione dell’AIA sarà terminato (nel 2016), questo garantirà davvero ai residenti nell’area di Taranto salubrità del territorio e un livello di sicurezza sanitaria almeno simile a quello di altre zone d’Italia considerate “non a rischio”?

La prima pubblicazione scientifica che dimostrava la contaminazione da microinquinanti dei mitili di Taranto risale all’anno 2000 [1]. L’ultima è stata pubblicata pochi giorni fa [2]. La compromissione della catena alimentare ha continuato ad essere ben documentata per tredici anni successivi [3-12] ed ha causato iniziative di sequestro di aree agricole, mitili e capi di bestiame. Poi sono comparse, chiare e inequivocabili, le evidenze epidemiologiche ormai note a tutti, soprattutto grazie alle rilevazioni dell’ISS, che ha certificato l’area di Taranto come insalubre e ad elevato rischio sanitario [3513-19].

I tre periti del GIP Todisco hanno accertato trenta morti in più all'anno attribuibili all'ILVA.

.....Questo accade perché molti degli inquinanti emessi dall’ILVA (soprattutto metalli pesanti e composti organici clorurati come diossine e PCB), oltre ad entrare nella catena alimentare sono in grado di superare la barriera placentare e di causare danni già in epoca fetale [20-22].

Gli inquinanti emessi dall'ILVA causano, tra gli altri effetti, danno epigenetico [23-28],un'alterazione che induce difetti dell’espressione del DNA anche in assenza di modifiche della sequenza dei geni. È stato dimostrato che questo danno è alla base di una vera e propria “riprogrammazione” fetale patologica [28], in grado di determinare l’insorgenza di malattie di varia natura in età adulta. Altra conseguenza tipica del danno epigenetico è che, quando sono interessate le cellule germinali del feto, le conseguenze sanitarie si rendono visibili e misurabili a distanza di due generazioni dal momento dell’esposizione di donne in gravidanza [29].

I neonati, inoltre, oltre che per esposizione diretta, subiscono il passaggio di diossine e altri inquinanti tossici attraverso il latte materno [3], continuando ad accumularli dopo la prima contaminazione subita già in utero.
A questo proposito, uno studio pubblicato pochi mesi fa su una rivista scientifica internazionale ha dimostrato la presenza di diossine nel latte materno delle donne di Taranto, con valori sino a 40 volte superiori a quelli considerati “tollerabili” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità [3].

Se ILVA dovesse cessare in questo preciso momento la sua produzione, i danni provocati sino ad oggi genererebbero dunque patologie almeno nelle prossime due generazioni di tarantini.

Considerate le informazioni che l’epigenetica, la fisiopatologia e l’epidemiologia ci mettono a disposizione, è possibile affermare che dal 2000 ad oggi sono passati circa 13 anni di malattie e morti evitabili in tutte le fasce di età, compresa quella prenatale.

Nella situazione attuale il rispetto dell’AIA non può essere evocato come garanzia di sicurezza per il numero di violazioni delle prescrizioni certificato da ISPRA, per l’incertezza sull’effettiva durata dei tempi di applicazione, per i gravi dubbi (che elencherò in seguito) sulla sua reale efficacia e, non ultimo, per l’assenza, ricordata dalla stessa ISPRA in occasione della sua recente audizione in questa Commissione, di un regolamento organico per l’accertamento, la notifica e la contestazione delle violazioni dell'AIA da parte dell’organo a questo deputato per legge.
 ......

Ma a parte le considerazioni sino ad ora esposte, alla domanda sulla reale efficacia e utilità dell’applicazione dell’AIA ha risposto, anche se parzialmente, una recente e interessante analisi ufficiale prodotta da ARPA Puglia, il “primo rapporto sulla valutazione del danno sanitario”.
In questo studio statistico-epidemiologico, che è possibile scaricare dalla pagina web del garante AIA, si confrontano le emissioni e i danni ambientali e sanitari contestualizzati al 2010, con quelli che si avranno quando l’applicazione dell’AIA sarà conclusa, nel 2016...........

Secondo le stime dell’Agenzia Regionale, in questo momento rischia di avere un tumore, considerando la sola INALAZIONE degli inquinanti, una popolazione di 22.500 residenti. Dopo l’AIA correranno questo rischio 12.000 residenti.

Dunque, almeno 12.000 RESIDENTI continueranno ad essere sottoposti a rischio elevato di tumore maligno a causa dell’inquinamento industriale prodotto da ILVA.

Il termine “almeno” è giustificato dalla considerazione che questa previsione di ARPA sulle conseguenze sanitarie è solo parziale e il dato sul rischio è fortemente sottostimato. L’analisi, infatti, prende in considerazione i rischi tumorali legati alla sola INALAZIONE di sostanze inquinanti, escludendo completamente le altre vie di assunzione delle sostanze tossiche emesse dall’ILVA. 

La capacità di danno biologico di molti degli inquinanti emessi dall’ILVA, infatti (in particolare diossine, PCB, metalli pesanti) si esplica prevalentemente non per inalazione ma per INGESTIONE di alimenti contaminati e persino per contatto cutaneo.

Il rapporto ARPA, inoltre, calcola i rischi che quelle concentrazioni di inquinanti causano in soggetti adulti di peso medio. Non considera che a parità di concentrazioni il rischio è decine di volte più alto per i feti e per i bambini, perché questi hanno una superficie corporea di molto inferiore a quella degli adulti, e perché sono organismi in fase disviluppo biologico.
Questo meccanismo è stato sino ad ora alla base dell’incremento epidemiologico di malformazioni congenite e di neoplasie in età pediatrica osservato in quell’area.

È inoltre utile ricordare che la quantità di inquinanti emessi da ILVA è e sarà, anche dopo l’applicazione dell’AIA, direttamente proporzionale alla sua capacità produttiva. Più acciaio si produce, più inquinanti vengono emessi in atmosfera....

In base alle premesse fatte, con grande rispetto faccio presente che questo comporta anche, letto con gli occhi di un medicol’onere di definire esattamente cosa si intenda per condizioni epidemiologiche "accettabili" e quale sia il livello produttivo utile a garantire tali condizioni, perché queste indicazioni non si trovano nel decreto di AIA, non si trovano nel disegno di legge all’esame di questa Commissione né nella valutazione di danno sanitario elaborata da ARPA Puglia.

Da questo punto di vista, questo disegno di legge rende comunque di fatto la salute dei tarantini un bene negoziabile.

Nessuno chiede il raggiungimento di un utopico “livello zero” di rischio, ma che almeno si raggiunga nell’area di Taranto un livello di sicurezza simile a quello di altre zone d’Italia ritenute “non a rischio”, anche inconsiderazione dell’evidenza che gran parte degli inquinanti emessi dall’ILVA non hanno un “livello soglia” al di sotto del quale non causino danni misurabili sulla salute umana, e che numerosi altri impianti altamente inquinanti sono presenti nell’area.

In conclusione, la proposta di legge del Governo è certamente valida se si considera il suo proposito generale di commissariamento per consentire il risanamento di aziende che non rispettino le garanzie prescritte dai decreti AIA.

Concordo tuttavia con l’affermazione di ISPRA sulla “unicità” in ambito ambientale nazionale dell’ILVA di Taranto. Il caso di Taranto non è assimilabile a nessun altro a livello nazionale e non può rientrare in quel proposito generale.
 Il caso Taranto è reso particolare dal suo passato, dal suo presente e dal suo possibile futuro.

Per questo, in base alle considerazioni espresse, dal punto di vista etico prima ancora che medico, questo disegno di legge non può nella sua forma attuale essere sufficiente a ristabilire le minime garanzie di tutela sanitaria della popolazione e il pieno rispetto degli articoli 32 e 41 della nostra Costituzione, che devono essere validi per i tarantini come lo sono per tutti gli altri Italiani.

Grazie per l’attenzione

Leggete  il molto dettagliato  articolo integrale su Peacelink

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