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29 novembre 2014

RSFC :Non è compito delle amministrazioni appellarsi a scelte strategiche nazionali, ma valutare il danno sanitario locale e decidere di conseguenza


RETE SAVONESE FERMIAMO IL CARBONE
"NON è compito delle amministrazioni locali quello di appellarsi a scelte strategiche nazionali che sono di competenza governativa. Gli amministratori hanno il compito e la responsabilità specifica di valutare la situazione di pericolo o di danno sanitario locale alla luce dei documenti e degli elementi recenti che hanno a disposizione, e di decidere di conseguenza in Conferenza dei Servizi".
Come comunicato Stampa della Rete fermiamo il carbone (in risposta alla sospensione odierna delle delibere delle amministrazioni locali con richiesta di coinvolgimento del Consiglio dei Ministri), inviamo una sintesi dell'intervento in Conferenza dei Servizi 4 giorni fa dell'avv. Matteo Ceruti, legale delle associazioni nazionali e dei comitati locali





Il fronte ambientalista è come noto contrario al carbone, ma in questo caso specifico il problema si porrebbe lo stesso anche se ci fosse un impianto alimentato con altri combustibili (come l’olio). Le emissioni devono essere compatibili con la situazione sanitaria locale: gli amministratori locali hanno il compito e la responsabilità specifica di valutare la situazione di pericolo o di danno sanitario locale alla luce dei documenti e degli elementi che hanno a disposizione e di decidere di conseguenza.

Non è invece loro compito quello delle scelte strategiche nazionali che sono di competenza governativa, il problema su cui hanno responsabilità e competenza è qui, diremmo”hic et nunc” e riguarda i valori di emissione di questo impianto e in questo contesto come evidenziato dall’avvocato Ceruti in sede di conferenza dei servizi
“Ci permettiamo di richiamare i Sindaci chiamati a partecipare a questa conferenza di servizi ai propri doveri inderogabili di tutela della salute pubblica locale, esercitando il compito che spetta a loro, e soltanto a loro, ai sensi dell’art. 29-quater, comma 6, d.lgs. 152/2006: ossia emettere le prescrizioni previste dagli artt. 216 e 217 del TULLSS, per rendere l’attività di questa industria insalubre compatibile con la salute della popolazione locale.
A tal proposito osserviamo che le norme citate impongono ai Sindaci di adottare speciali cautele ogniqualvolta si sia in presenza di una situazione di danno o anche solo di “pericolo” per la salute pubblica.
Sul punto ricordo che l’Autorità Giudiziaria (il GIP presso il Tribunale di Savona) nel marzo scorso ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo, tuttora vigente, delle due sezioni a carbone di questa CTE ritenendo configurato il delitto di cui all’art. 434, comma 2, c.p., ossia il disastro consumato, a fronte di una situazione non di mero pericolo, bensì di gravissimo danno ambientale e sanitario.
E sull’aspetto sanitario ha continuato Ceruti:” L’attendibilità della metodologia delle indagini (sia ambientale sia epidemiologica) seguite dai consulenti della Procura di Savona è già stata confermata non solo dal richiamato provvedimento del GIP di Savona di sequestro dell'impianto in esame, ma anche dal Tribunale di Rovigo in composizione collegiale che ha emesso la sentenza 31 marzo - 8 ottobre 2014 di condanna ex art. 434, comma 1, cp degli amministratori delegati di Enel spa in relazione alle emissioni della CTE di Porto Tolle: si vedano, in particolare, i paragrafi 14, 15 e 16, pagg. 56 e ss. della motivazione della sentenza che qui si deposita per la valutazione di codesta conferenza.
In proposito si sottolinea infatti che la metodologia di indagine utilizzata dai consulenti della Magistratura inquirente nel processo di Rovigo, sia con riferimento allo studio epidemiologico sia a quello ambientale (sui licheni), è identica a quella utilizzata dai medesimi consulenti della Procura di Savona: quel che varia la "significatività statistica" del rischio sanitario attribuibile all’esposizione agli inquinanti delle due centrali, che nel caso di Savona è molto più elevata.
Ricordo peraltro che nel processo svoltosi dinanzi al Tribunale di Rovigo sia il Ministero dell’ambiente che il Ministero della salute si sono costituiti parti civili, su autorizzazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, chiedendo non solo il risarcimento del danno ambientale, ma anche l’inibitoria del futuro utilizzo della CTE di Porto Tolle.
Gli esiti davvero drammatici, sul piano ambientale e ancor più su quello sanitario, delle ricerche condotte dai tecnici incaricati dalla Procura di Savona sono evidentemente conseguenti alla collocazione della centrale Tirreno Power in piena area urbana densamente popolata: un rapido sguardo alle fotografie pubblicate sul sito web del Comitato Uniti per la Salute rende evidenza di questa ubicazione assolutamente fuori da ogni logica.
Quest'ultima è la ragione di assoluta particolarità che contraddistingue quest'impianto industriale e che dovrete necessariamente tenere presente al momento di decidere.”


Ribadiamo quindi che NON è compito delle amministrazioni locali quello di appellarsi a scelte strategiche nazionali che sono di competenza governativa, il problema, e già di per sé notevolissimo, su cui hanno responsabilità e competenza è qui, e riguarda i valori di emissione di questo impianto e in questo contesto.

RETE SAVONESE FERMIAMO IL CARBONE



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