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29 dicembre 2014

Antonia Battaglia:Ilva, un decreto fuorilegge.

Tratto da Micromega

Ilva, un decreto fuorilegge

di Antonia Battaglia
Nella seduta del 24 dicembre il Consiglio dei Ministri ha varato un nuovo decreto per lo stabilimento siderurgico Ilva di Taranto, documento non ancora completo e che dovrebbe essere approvato in una nuova riunione prevista per il prossimo 31 dicembre. Se ne conoscono, tuttavia, i punti principali annunciati dal Governo stesso e dal Premier in una nota e in diverse interviste.

Il principio di questo decreto sarebbe la volontà ferma di salvare lo stabilimento Ilva e di dilatare in modo eclatante i tempi, seppur urgentissimi, della messa a norma e della realizzazione delle prescrizioni dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Senza il rispetto dell’AIA (permesso a produrre), così come aveva sottolineato anche la Corte Costituzionale nel 2013, l’Ilva non può garantire il bilanciamento tra diritto alla salute e diritto al lavoro e pertanto il sequestro degli impianti dovrebbe diventare di nuovo senza facoltà d’uso. Lo ha detto anche la Commissione Europea, che proprio sul non rispetto della direttiva sulle emissioni industriali e sul non rispetto dell’AIA ha mandato all’Italia, il 16 ottobre scorso, il Parere Motivato che fa avanzare la procedura d’infrazione sull’Ilva dritta verso la fase Corte di Giustizia. L’AIA non è stata mai rispettata e sembra quindi, stando a questo nuovo decreto, che continuerà a non esserlo.

Il decreto prevederebbe, infatti, la messa in opera dell’80% delle prescrizioni del piano ambientale entro luglio 2015, rimandando il restante 20% entro una data da definire con un successivo decreto governativo. 20% in cui potrebbero esserci proprio gli interventi più urgenti e costosi, quelli che potrebbero fare la differenza sulla salute dei cittadini.
Il Governo, nella sua nota ufficiale, parla di misure speciali per Taranto, per rilanciare interventi di bonifica e riqualifica della città, mettendo tutto in un unico calderone: emergenze industriali, bellezze naturali e storiche, rilancio del porto, etc. Un pot-pourri di annunci e declamazioni ad effetto che cancella quello che sarebbe dovuto essere il punto centrale di un qualsiasi intervento legislativo su Taranto: la urgente e indifferibile emergenza sanitaria che sta decimando la città.

A monte di tutto c’è la decisione su come affrontare la questione, ovvero: cosa deve essere la siderurgia in Italia? Un settore industriale che basa la sua competitività sulla morte e la malattia senza nessuna remora o un settore industriale moderno, similare a quello di altri paesi industrializzati, che mette al centro i diritti naturali delle persone e che li protegge con le tecnologie necessarie, cosa per la quale occorrerebbero risorse dedicate pari a oltre 8 miliardi di euro (secondo la stima dei tecnici-custodi giudiziari nominati dal Tribunale di Taranto per la gestione del sequestro)? Il Governo risponde, invece, con una cifra imprecisata che sembra non arrivare nemmeno a 1 miliardo.

Perché continuare a produrre basando l’efficienza industriale sempre e soltanto a detrimento della salute dei cittadini?
La strada intrapresa appare, ancora una volta, quella del disconoscimento della realtà dello stato di inquinamento di suolo, falda, acque, e dello stato di salute, gravemente compromesso, della popolazione, la cui aspettativa di vita media (caso eccezionale nel Paese) dà segni di pauroso declino. Secondo dati forniti dalla ASL, infatti, e resi pubblici da Peacelink e Verdi, a Taranto c’è un aumento costante dei casi di cancro, circa 1.000 nuovi malati ogni anno, in controtendenza rispetto al resto d’Italia, il cui tasso è in diminuzione. Il numero di persone che nella provincia di Taranto usufruisce dell’esenzione ticket 048, perché malate di tumore, è passato da 10.964 del 2004 a 21.730 del 2013. ......

............ e con la utilissima creazione di un ennesimo “Tavolo” composto da esponenti di varie istituzioni. Le stesse istituzioni che da decenni conoscono lo stato di generale disastro in cui versa la città e che da oggi si dotano di nuovi inutili strumenti, in un trionfo di terminologia amata da una certa sinistra e dai sindacati, per far finta di apportare mirabolanti novità e la definitiva soluzione al caso.

Da oggi “per legge” è lecito immaginare che sarà fatto ciò che da DECENNI gli stessi attori non hanno voluto/saputo fare!.........
C’è da rimanere allibiti. Il Governo sembra andare dritto contro la legge europea e sembra voler mettere in ginocchio definitivamente la speranza di vita di migliaia di bambini e di adulti che nascono e vivono ogni giorno a Taranto.

Chi approverà in aula quel decreto deve sapere che allungare ancora i tempi di attuazione dell’AIA vuol dire consegnare la città e i suoi bambini ad anni di malattia e di morte. Lo dicono i dati sui malati di tumore, lo dice la Magistratura con le sue perizie, lo dice lo studio Sentieri, lo dice la Commissione Europea.

(28 dicembre 2014)

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