COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

31 agosto 2015

L’esposizione acuta all’inquinamento ambientale aumenta il rischio di attacchi cardiaci, anche quando i livelli delle sostanze tossiche sono considerati «sicuri» secondo la legislazione europea.

Tratto da Il Corriere della sera
Giovani che rischiano l’infarto per colpa dell’inquinamento.

Secondo gli esperti della Società Europea di Cardiologia, l’inquinamento ambientale predispone alle malattie cardiovascolari allo stesso modo di fumo e ipertensione
di Adriana Bazzi

I gas inquinanti, come il biossido di azoto, fanno più male al cuore dei giovani. Le polveri sottili, tipo il Pm10, a quello degli anziani. Insomma, l’inquinamento compromette la salute di tutti, anche se in modo diverso, e oggi è considerato un fattore di rischio cardiovascolare al pari, se non peggio, di fumo, ipertensione, eccesso di colesterolo, obesità. E’ l’allarme lanciato dalla Società Europea di Cardiologia in occasione del suo congresso annuale in corso a Londra. Che ha scelto proprio il tema dell’inquinamento come leitmotif dell’anno e vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e i politici con una Giornata mondiale dedicata a questo tema che si terrà alla fine di settembre.

Tossici «tollerati»

Un primo studio, presentato al congresso, ha dimostrato che l’esposizione acuta all’inquinamento ambientale aumenta il rischio di attacchi cardiaci, anche quando i livelli delle sostanze tossiche sono considerati «sicuri» secondo la legislazione europea. Ed è uno studio belga, non a caso. Primo, perché il Belgio ha vissuto una situazione drammatica di inquinamento ambientale, negli anni Trenta. Secondo perché in Belgio esiste un sistema capillare che monitora l’inquinamento sul territorio. Terzo perché il Belgio è una nazione fortemente industrializzata. «Una delle prime descrizioni delle devastanti conseguenze dell’inquinamento ambientale – spiega Jean-Francois Argacha, cardiologo all’University Hospital di Bruxelles e autore dello studio – riguarda il nostro Paese. Negli anni Trenta, nella Meuse Valley, la combinazione dell’inquinamento, provocato dalle industrie, unito ad avverse condizioni climatiche, ha provocato la morte di 60 persone».

Relazioni pericolose

Lo studio belga ha, appunto, osservato la relazione fra l’esposizione all’inquinamento ambientale (acuta, non cronica) e la comparsa di infarti gravi (quelli dove una coronaria, una delle arterie che porta sangue al muscolo cardiaco, è completamente chiusa da un trombo) in oltre 11 mila pazienti. E ha concluso che l’esposizione acuta sia ai gas sia alle polveri sottili aumenta il rischio di malattia, con le differenze già dette fra giovani e anziani. «Perché queste differenze? – risponde Argacha – Forse perché il biossido di azoto (NO2) è legato al traffico veicolare e i giovani, per ragioni professionali, sono più esposti a questo inquinante rispetto agli anziani. Sta di fatto comunque che l’inquinamento fa male a tutte le età». Un secondo studio aggiunge molte preoccupazioni in più per quanto riguarda i danni da inquinamento.

Infiammazione

E’ stato condotto in Polonia, in due diverse aree: quella di Cracovia, una delle città più inquinate d’Europa, e quella di Lublin. «Abbiamo scoperto che i giovani di Cracovia presentano un maggior rischio cardiovascolare – conferma Krzysztof Bryniarski della Jagiellonian University di Cracovia – legato a un aumento degli indici infiammatori». Perché? Oggi si ritiene che l’infiammazione sia uno dei fattori di rischio delle malattie vascolari. Ma come si vede la presenza di infiammazione? Misurando per esempio la Pcr, proteina C reattiva nel sangue. L’inquinamento altera, appunto, questi indici infiammatori. «La sola differenza fra i giovani che vivono a Cracovia e a Lublin è proprio legata all’alterazione di questi indici infiammatori - precisa Bryniarski - Non ci sono differenze legate alla pressione arteriosa, all’attività fisica, al fumo, all’età o ad altri fattori».

Conclusioni

Allora, tre considerazioni conclusive. Primo: non ci sono solo i classici fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione, fumo, colesterolo, eccetera) da prendere in considerazione quando si è di fronte alla salute del cuore. Ma anche l’inquinamento ambientale. Secondo: la genetica non è tutto. E’ vero che siamo predisposti a malattie, ma l’ambiente fa la sua parte, alla grande. Terzo: occorre ritornare all’epidemiologia (la scienza che studia come mai certi fenomeni, come appunto le malattie, si presentano in determinati ambienti) per capire che cosa succede alla nostra salute. In fondo l’origine del colera si è scoperto proprio a Londra. Grazie all’epidemiologia.

Nessun commento: