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15 ottobre 2016

Change.org si batte per il No alla centrale di carbone di Saline Joniche.

Change.org lancia la petizione “No alla 
centrale di carbone di Saline Joniche”

Dopo la scalata alla torre degli impianti da parte degli attivisti di Greeenpeace, stavolta tocca a Change.org impedire la realizzazione
 di una centrale a carbone,altamente pericolosa per l’ambiente.

Il progetto di una centrale a carbone a Saline Joniche risale al
 2008,quando la S.E.I. S.p.A. – un consorzio che aveva come
 azionista principale l’elvetica Repower – chiese l’autorizzazione
 alla costruzione e all’esercizio di una centrale termoelettrica di
 1320 megawatt, convertendo gli spazi e le strutture in rovina 
dell’ex Liquichimica. 
Da allora ad oggi i comitati e le associazioni locali,
 nonché Greenpeace, Legambiente e WWF, hanno condotto una
 battaglia legale terminata quest’anno con una sentenza del
 Consiglio di Stato che – ribaltando un pronunciamento del TAR 
del Lazio – dà il via libera alla realizzazione della centrale, dopo
 aver accolto il ricorso avanzato dalla Sei (la multinazionale
 svizzera che intende realizzare la megaopera sul litorale jonico
 reggino) e dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, 
dando nuovamente il via libera alle autorizzazioni per
 la costruzione dell’impianto. 
Per bloccare qualsiasi ipotesi di nuovi investimenti e di nuovi 
impianti serve una data certa per l’uscita dell’Italia dal carbone 
ed è ciò che chiediamo al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Le centrali a carbone emettono sostanze pericolosissime in
 grado di minacciare la salute. Inoltre, è dimostrato altrettanto
 bene come l’inquinamento atmosferico non sia un problema solo
 locale, ma in grado di diffondersi su aree molto più ampie e 
come alcuni contaminanti resistano nel tempo per un periodo 
molto lungo.
Dalle ciminiere delle centrali a carbone escono le più svariate
 sostanze tossiche: metalli pesanti come arsenico e mercurio,
polveri sottili e ultrasottili, anidride solforosa e biossido di azoto, 
per citarne solo qualcuno.

Oggi questo combustibile, contribuisce per una quota modesta
 della produzione elettrica nazionale e potrà essere facilmente
 rimpiazzato, nei prossimi anni, dalle energie rinnovabili, il cui
 costo è in costante discesa e le cui tecnologie sono mature e
 affidabili.

In Europa il Belgio, le tre Repubbliche Baltiche e altri Paesi 
ancora hanno già chiuso tutte le centrali a carbone; il Portogallo
 lo farà  entro il 2020; Regno Unito, Finlandia e Austria entro
 il 2025; i Paesi Bassi entro il 2030.


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