I primi 1000 giorni di vita, sono decisivi sulla salute del futuro nascituro ed é fondamentale agire in questa fase, se si vogliono ridurre patologie che stanno dilagando in maniera esponenziale tra i bambini e i giovani: autismo, obesità infantile, diabete, malattie neoplastiche. Oggi i pediatri vedono malattie che sino a venti trent'anni fa non appartenevano alla fascia pediatrica, molti tumori per esempio, malattie epatiche, patologie come il linfoma di hodgkin, sono sempre più presenti negli studi pediatrici.
A lanciare l'allarme, il professor Ernesto Burgio, pediatra e Presidente del Comitato Scientifico ISDE, l'Associazione internazionale dei medici per l'ambiente, intervenuto al convegno della FIMP a Lecce.
"Non abbiamo dati epidemiologici certi, in questo l'Italia non brilla - ha detto il ricercatore - mancano in molte regioni registri di tumori adeguati, qualcuno dice che non si vogliono stilare, sta di fatto che non ci sono, ma che alcune patologie dello sviluppo, malattie endocrine, tumori, diabete e obesità, siano in aumento significativo é indubbio. L'#obesità infantile per esempio, che negli anni ottanta non si vedeva, oggi é presente più nel sud che al nord, il 12 - 13% della popolazione infantile infatti, é già patologicamente obeso.
L'obesità - spiega il professor Burgio - non è il sovrappeso, ma é molto di più, viene definita endocrinopatia sistemica, per cui tutti gli organi e le ghiandole, dall'ipotalamo all'ipofisi, al surrene e di conseguenza il resto dell'organismo, non funziona come dovrebbe.
Si comprende bene quindi, che non è sufficiente una semplice dieta per combattere questa condizione, si certo una corretta alimentazione aiuta, ma per il professor Burgio occorre intervenire a monte, con una prevenzione primaria sin dai primi giorni di vita del feto.
Il bambino obeso é - aggiunge il professore - colui che ha sviluppato già nei primi mesi di vita, delle reazioni dell'organismo, a delle condizioni ambientali tali, da interferire sull'equilibrio del DNA, modificandolo nella sua parte fluida." La composizione dell'acqua, dell'aria non è più la stessa, così la presenza di metalli pesanti, lo smog, i pesticidi, i campi magnetici prodotti dai telefoni cellulari e dai cordless, sono tutti fattori ambientali ai quali sin dai primi mesi di vita, il bambino é chiamato a reagire con azioni che inevitabilmente incidono sul DNA e quindi sulla sua salute, ecco perché la prima cosa da fare, per ridurre le malattie dello sviluppo, é quella di mettere in sicurezza la gravidanza della donna.

Che fare?

"Il problema non é quello di individuare quindi le migliori cure, per anni - dice Burgio - c'è stata la convinzione che si dovesse andare verso una medicina molecolare, concentrata sui farmaci intelligenti, sulla specialistica, non é così". Quest'idea per il pediatra non funziona, perché se é vero che si possono curare meglio i tumori e altre patologie autoimmuni, é anche vero che il problema del loro aumento resta e non viene risolto. "Il rischio - ha sottolineato Burgio - è di arrivare alla condizione americana, dove negli Stati Uniti il 35% delle persone sono ammalate di obesità, il 76% sono in sovrappeso, con costi enormi per la sanità, per cui i cittadini devono pagarsi di tasca propria le cure e dove l'autismo è passato da un bambino su 2000 ad uno su 70, in appena 25 anni. È evidente- conclude Burgio - che bisogna cambiare percorso e idea della medicina. La donna deve vivere la gravidanza evitando il più possibile di esporsi all'inquinamento ambientale, così i giovani adolescenti devono essere informati, e qui è fondamentale il ruolo educativo della scuola, sui comportamenti a rischio che mettono in pericolo il loro futuro bambino. 
L'alcol che dilaga tra i giovani non fa che danneggiare i gameti, incidendo sullo formazione di un eventuale futuro nascituro. Serve un'azione preventiva primaria, che coinvolga non solo gli addetti alla salute, ma anche istituti scolastici, famiglie, istituzioni, con un lavoro interdisciplinare.