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10 marzo 2009

2009/03/10 2Inceneritore Colleferro: FareAmbiente, serve verità"


Tratto da Julie news

Inceneritore Colleferro: FareAmbiente, serve verità


Siamo in attesa che la giustizia faccia il proprio corso, dopo che quest’oggi sono intervenuti i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Roma,notificando ordini di custodia cautelare degli arresti domiciliari, in merito alla gestione dei rifiuti degli impianti di termovalorizzazione di Colleferro.
I reati contestati a vario titolo sono gravissimi, ora è il momento di conoscere la verità complessiva in merito all’inquinamento prodotto da vari fonti nell’intero territorio della Valle del Sacco”. E’ quanto chiede Piergiorgio Benvenuti, Presidente del Coordinamento di Roma e Provincia del Movimento Ecologista Europeo Fare Ambiente, che conferma la costituzione di Parte civile dell’Associazione Fare Ambiente in tutti i processi in materia ambientale in corso nella Valle del Sacco. Avevamo notizia circa l’installazione di un monitor presso il Comune di Colleferro per la conoscenza on-line e in continuo dei fumi del camino dell’impianto di termovalorizzazione attraverso la consultazione telematica di tale programma, ed era previsto l’accesso diretto a tale sistema, attraverso password dedicate, da parte della Regione Lazio, la Provincia di Roma e l’ARPA Lazio, quindi di difficile contraffazione, ma sono riusciti ad aggirare l’ ostacolo. Infatti fra i reati notificati vi sono anche quelli relativi alle attività commesse per eludere i controlli con la distruzione o con l'occultamento di certificati ed analisi; alterazione dei dati relativi ai valori fuori limite, attraverso l'introduzione nei sistemi informatici destinati al controllo dei fumi e delle emissioni inquinanti, alla gestione e conservazione dei relativi dati e la trasmissione degli stessi agli organismi di controllo. –prosegue Benvenuti - Ed allora è necessario implementare per ogni impiantocontrolli maggiormente adeguati e costanti -anche a carattere straordinario - perché riteniamo che se fossero stati attivati adeguatamente e per tempo, tale situazione non si sarebbe potuta verificare ed i cittadini di quel territorio non sarebbero stati soggetti ad un inquinamento prodotto da materiali smaltiti fuori ogni regola nell’impianto. Quindi vi è da ripensare – conclude Benvenut i- tecnologie avanzate in tutti gli impianti di termovalorizzazione presenti nel nostro Paese per garantire controlli adeguati”.

Tratto da l'Unità
di Gioia Salvatori

Il medico: con quei fumi popolazione a rischio tumori
I danni derivanti dalla combustione di Cdr sporco? Difficili da individuare e facili da ottenere. Per inquinare il Cdr basta poco, così come poco basta per danneggiare irreversibilmente l'ambiente circostante i termovalorizzatori e i luoghi in cui finiscono le scorie del Cdr. Non è detto, poi, che indagini ad ampio spettro sull'uomo evidenzino i danni alla salute.Carlo Perucci, epidemiologo della Asl Roma E, a lavoro sugli effetti sull’uomo del ciclo dei rifiuti, ci spiega perché. Sottolineando l'importanza di studi ambientali a largo raggio in un territorio già molto inquinato come quello di Colleferro nella Valle del fiume Sacco (basso Lazio).

Quando il Cdr è inquinato?
«Basta che ci finiscano dentro batterie di automobile, pile elettriche o plastiche che non siano Pet. A sporcare il Cdr ci vuole poco: è sufficiente un errore negli impianti di trattamento e preselezione».

Quali gli effetti?
«Se è sporco il Cdr sono inquinati anche i fumi del termovalorizzatore e le scorie dell'incenerimento: parti che o finiscono in discariche o nei cementifici che poi li usano per produrre materiali edilizi. Non si tratta di residui da poco: il loro peso è pari al 30-60 per cento di ciò che entra nel termovalorizzatore. A rischio non è solo chi lavora con questi materiali ma soprattutto la popolazione locale e, in misura minore, chi si ritrova nel muro di casa cemento fatto con i residui inquinati».

Si rischia il tumore?
«In genere fumi e scorie di Cdr inquinato contengono tracce di metalli pesanti come cadmio, mercurio, piombo, diossina. Sostanze che possono causare tumori come linfomi, sarcomi e anche mesoteliomi se viene bruciato amianto». Ma questi sono effetti evidenti… «Non esiste solo Seveso ma anche i bassi tassi di inquinamento ed effetti sulla salute rilevabili solo con studi di anni sull'uomo. Per esempio: se per il sarcoma dei tessuti molli, ci aspettiamo un'incidenza dello 0,1 per 10mila abitanti e l'incidenza sale allo 0,6 a causa dell'inquinamento, siamo comunque sotto l'uno e rilevare il danno è pressoché impossibile. Ma ciò non significa che non ci sia. A complicare i rilievi c'è la lontananza dei termovalorizzatori dai centri abitati e i tempi lunghi degli effetti dell'inquinamento».

Come si esce da questo empasse?
«Bisogna esaminare tutto il ciclo dei rifiuti prima che le malattie di chi abita vicino a un inceneritore. Serve analizzare il Cdr che entra nel termovalorizzatore e i fumi che escono dalla ciminiera. Vedere cosa entra nelle discariche e cosa ne esce. Monitorare il rischio prima che studiare il danno».

Prima la terra, poi il latte e le mucche. Ora, dunque, gli esseri umani che uno studio della Asl Rm E dice essere contaminati da beta-esaclorocicloesano: un derivato del lindano. La dannazione della Valle del Sacco è l’inquinamento. Un’inquinamento che dal fiume passa alla terra, entra nella catena alimentare e finisce nell’uomo. Inquinamento che non passa: il beta-esaclorocicloesano resta nel grasso, va nel latte materno. Chi c’è l’ha dentro è più esposto a diabete, malattie del sistema riproduttivo e del sistema nervoso (parkinson). Nella Valle del Sacco su 246 persone sottoposte a screening 135, il 55%, sono risultate contaminate in maniera cronica. Abitano lungo le rive del fiume, per lo più nei comuni di Colleferro, Segni, Gavignano. Lo screening andrà avanti: altre 700 persone verranno sottoposte ad esami.



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