COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

04 gennaio 2015

TIRRENO POWER IL NODO PRINCIPALE E' IL MISURATORE SME A CAMINO .LA TUTELA DELLA SALUTE DEI CITTADINI NON E' PIU' RIMANDABILE.

Tratto da Uomini Liberi 
TIRRENO POWER E IL MISURATORE A CAMINO


Per TIRRENO POWER il nodo principale  è il misuratore SME a camino. Se il governo impone che il misuratore venga messo a camino come vuole la Procura e  non altrove (tipo alla base della ciminiera) le emissioni di zolfo, con questi impianti, non riescono a stare nei limiti di legge. 
Possono far costruire il carbonile tra 150 anni, ma se mettono il misuratore a camino, con controllo delle emissioni non fatto dall'azienda in regime di autocontrollo, ma sotto regia pubblica le possibilità che possa riaprire sono prossime allo zero.... 
Quindi massima attenzione sul Ministero  .......... , la tutela della salute dei cittadini non è più rimandabile.
 Il Decreto legislativo 267/2000 parla di funzioni di "indirizzo e controllo": i politici di Vado e Quiliano, provincia e regione che cosa hanno controllato?? 
Tutti i cittadini si augurano che un giorno (più vicino possibile) qualcuno possa rispondere delle azioni o omissioni compiute....



Riportiamo  l' ultimo comunicato stampa della Rete Savonese Fermiamo il carbone.......che ben chiarisce la situazione .

Comunicato Stampa della 

Rete Savonese  Fermiamo il carbone 



Le normative per il rilascio dell’AIA non ci risulta contemplino un ruolo del Consiglio dei Ministri per la "correzione" dei contenuti dell'autorizzazione definiti dai competenti organismi tecnico-scientifici, allo scopo di venire incontro alle esigenze dichiarate dal richiedente l'autorizzazione stessa.

Vengono meno le tesi sostenute ripetutamente in questi giorni dai sostenitori della riapertura della centrale e che hanno condotto alla convocazione di oggi presso la Presidenza del Consiglio, la quale di fronte ai dati sanitari e ambientali allarmanti non può quindi che allinearsi alle decisioni prese dagli organismi tecnici in sede di AIA a tutela della cittadinanza.

In merito alla questione della Centrale Tirreno Power, continuiamo a leggere dichiarazioni del Presidente della Regione secondo il quale bisogna rivolgersi alla Presidenza del Consiglio “perché si tratta di un tema nazionale che riguarda la necessità di criteri omogenei per le emissioni delle centrali in tutta Italia".

A tal proposito, trascriviamo alcuni punti della lettera inviata in data odierna al Sottosegretario Delrio: “tali motivazioni della riunione appaiono francamente anomale rispetto a quanto previsto dalla normativa europea e nazionale per il rilascio dell’Autorizzazione integrata Ambientale, che non ci pare contemplare un ruolo del Consiglio dei Ministri per la "correzione" dei contenuti dell'autorizzazione definiti dai competenti organismi tecnico-scientifici, allo scopo di venire incontro alle esigenze dichiarate dal richiedente l'autorizzazione stessa.

Nel merito della vicenda ricordiamo che l’Autorità Giudiziaria (il GIP presso il Tribunale di Savona) nel marzo scorso ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo, tuttora vigente, delle due sezioni a carbone di questa centrale ritenendo configurato il delitto di cui all’art. 434, comma 2, c.p., ossia il disastro consumato, a fronte di una situazione di gravissimo danno ambientale e sanitario.

Gli esiti davvero drammatici, sul piano ambientale e ancor più su quello della salute pubblica, delle ricerche condotte dai consulenti tecnici incaricati dalla Procura di Savona (ad oggi non smentite da alcuno, malgrado alcuni scomposti attacchi sulla stampa) sono evidentemente conseguenti alla collocazione della centrale Tirreno Power in piena area urbana densamente popolata: un rapido sguardo alle fotografie pubblicate sui nostri siti web rende evidenza di questa ubicazione assolutamente fuori da ogni logica.

Di qui l'assoluta necessità in sede di AIA di tener conto della situazione ambientale e sanitaria locale, considerando le assolute specificità del territorio in cui l’impianto è inserito.”
Ora ci chiediamo: Il Presidente della Regione è a conoscenza dei pronunciamenti della Magistratura sulla situazione ambientale e sanitaria? Conosce l’art. 434 comma 2 cod.pen. ossia disastro consumato? Ha ben presente l’ubicazione di questa centrale?
A proposito di uniformità vorremmo poi che il Presidente spiegasse ai cittadini perché in sede di commissione IPPC la Regione Liguria non abbia richiesto il mantenimento della prescrizione del misuratore camino (SME) delle emissioni.

Come noto, la prescrizione dello SME a camino fu data con AIA 2012 e sollecitata anche da ISPRA. Avvalendoci anche di specifica perizia riteniamo indispensabile sul piano dell’affidabilità tecnica l’installazione dello SME al camino E2 in quanto riteniamo che questa soluzione tecnica sia l’unica che garantisce l'obbligo giuridico prescritto dal comma 4 quater dell’art. 29-sexies del d.lgs 152/2006, ossia l'effettivo controllo dei valori di emissione degli inquinanti “nel punto di fuoriuscita dell’installazione”.


Ricordiamo sempre a proposito dello SME quanto scritto dal GIP dell’atto di sequestro della centrale: “Ciò che preme evidenziare è che il gestore, certamente agevolato da una quasi assoluta carenza di controlli, ha di fatto violato la quasi totalità delle prescrizioni imposte, ed ha gestito in assoluta autonomia e senza alcuna verifica, uno SME.” (pag 31)

E ancora “Da ultimo, l’annotazione 6 marzo 2014 del N.O.E. dei Carabinieri di Genova….., rilevava come dagli stessi fosse emersa la inattendibilità e la modificabilità dei dati forniti dallo SME, circostanza particolarmente grave in quanto in grado di inficiare i risultati di tale sistema e, quindi, di non far ritenere validi e credibili i dati delle emissioni fornite dallo stesso” (pag 43)

Questo appare uno dei punti fondamentali dell’intera vicenda: l’azienda chiede ed ottiene di non installarlo e la stessa commissione IPPC, in contrasto con le precedenti disposizioni arriva addirittura a definirlo in modo inspiegabile “INUTILE”. A cosa serve dare i limiti di emissioni di inquinanti se non c’è la certezza condivisa della efficacia delle misurazioni? Riteniamo che i cittadini abbiano diritto (anche visti i precedenti) di avere dati delle emissioni validi, credibili, attendibili e immodificabili ancorché soggetti a controllo pubblico.

Perché vi è una così forte resistenza al misuratore di inquinanti all’uscita del camino? l’azienda non è in grado di sostenere le spese per il misuratore? Dobbiamo forse noi cittadini fare una colletta per contribuire alle spese? Oppure ci sono altri motivi non detti? Perché non si vuole una misurazione finalmente attendibile degli inquinanti?

Anche perché ben ricordiamo quanto contenuto nel documento di sequestro del GIP “Appare infatti assai probabile (per non dire certo) che il gestore, non diversamente da quanto ha fatto sino ad oggi, cerchi in ogni modo di rinviare sine die l’adempimento richiesto, in tal modo vanificando l’esigenza (che il sequestro vuole soddisfare) di ridurre le emissioni pericolose dell’impianto, scongiurando il protrarsi del danno per l’ambiente e la salute.” (pag 43)

E ancora “In altre parole, appare dimostrato che il gestore, in tutti questi anni e fino alla data odierna, ha sempre fatto quello che gli tornava più vantaggioso, il tutto nella neghittosità degli organi pubblici chiamati a svolgere attività di controllo, lungi dal sanzionare le dette inottemperanze, hanno ritardato in modo abnorme l’emissione dei dovuti provvedimenti,( pag 44 )”

In definitiva, vengono meno le tesi sostenute ripetutamente in questi giorni dai sostenitori della riapertura della centrale, e che hanno condotto alla convocazione di oggi presso la Presidenza del Consiglio:

- il tentativo di denunciare disparità di trattamento in sede di AIA tra la procedura per la centrale di vado Ligure con quelle precedenti: qualsiasi “iter” autorizzativo successivo al 2014 per qualsiasi centrale presente sul territorio nazionale recepisce necessariamente le più recenti normative e linee operative attualmente in vigore, in particolare per un allineamento più rigoroso ai valori associati alle BAT per i vari inquinanti;

- il tentativo di voler considerare la centrale di Vado Ligure sito di interesse strategico, quando i dati Terna dimostrano che la centrale non rientra in quelle strategiche ed essenziali, elemento confermato dal fatto che dall'11 marzo (giorno del sequestro e chiusura dei gruppi) non c'è stata nessuna oscillazione e variazione nei flussi energetici della rete nazionale.

- il perseverante tentativo di rappresentare una supposta salubrità della situazione ambientale della provincia di Savona, in palese contrasto con diversi studi e, soprattutto, gli approfonditi rilievi ambientali e sanitari alla base delle perizie disposte dalla Procura della Repubblica di Savona;

- il tentativo di screditare i dati sanitari della Procura rifacendosi a precedenti dati 'tranquilizzanti' dell'IST. In realtà gli stessi realizzatori dello studio IST hanno recentemente confutato le conclusioni e l'uso improprio che ne viene fatto: lo studio non è un’analisi epidemiologica atta a rilevare l’incidenza sulla popolazione di una fonte inquinante.


La Presidenza del Consiglio, di fronte agli incontrovertibili dati sanitari e ambientali allarmanti riscontrati nel territorio, non può quindi che allinearsi almeno alle decisioni prese e ai valori emissivi (che peraltro la Rete ritiene ancora troppo permissivi) definiti dai competenti organismi tecnico-scientifici in sede di AIA a tutela della cittadinanza.


RETE SAVONESE FERMIAMO IL CARBONE


Leggi anche 
.....Perché l'azienda (pur in presenza di una autorizzazione ministeriale) non ha messo il misuratore al camino?  Eppure sarebbe stato molto semplice aderire alla espressa richiesta del GIP. Non crediamo si tratti di un problema economico per una azienda a cui non mancano evidentemente le risorse  per avvalersi di eccellenti avvocati e di presunti “migliori esperti italiani del settore”.
E allora una domanda si ripropone: l'azienda nutre forse qualche timore sui dati emissivi che avrebbero potuto o potrebbero emergere?

Nessun commento: