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18 giugno 2015

Tirreno Power: la Procura indaga tutta l’ex giunta regionale. Tutte le carte dell'inchiesta.

"Tirreno Power peggio dell' Enel". Secondo la Procura i gruppielettrici obsoleti inquinavano più' che negli anni 90. 
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Disastro sanitario, omicidio plurimo e abuso d’ufficio: la gestione “ombra” della centrale ricostruita dai pm

Secondo i pm per 14 anni l'impianto è stato gestito senza dare priorità a salute e ambiente: 427 le morti "accertate" contestate
Immagine tratta da La Stampa

SavonaQuarantaquattro pagine per raccontare quello che è successo intorno alla centrale termoelettrica di Vado Ligure nell’arco di un periodo di 14 anni, dal 1° gennaio del 2000 fino all’11 marzo 2014, data del sequestro dei gruppi a carbone VL3 e VL4.

Nei sei capi d’imputazione elaborati dal Procuratore Francantonio Granero e dal sostituto Chiara Maria Paolucci agli 86 indagati – a vario titolo ed in concorso – vengono contestati i reati di disastro ambientale colposo aggravato, disastro sanitario colposo aggravato, abuso d’ufficio, disastro colposo aggravato e omicidio colposo plurimo.
E’ difficile riassumere in poche righe l’impianto accusatorio elaborato dalla Procura: sono tantissime le condotte, a vari livelli, che secondo gli inquirenti hanno portato a gestire per anni l’impianto di Vado senza dare priorità alla tutela della salute e dell’ambiente.
Si parte dalle accuse ad amministratori e dirigenti di Tirreno Power .........ai quali si contesta il “disastro ambientale doloso aggravato dal verificarsi dell’evento”che, secondo i pm, si sarebbe concretizzato “omettendo volontariamente e consapevolmente di applicare le misure precauzionali necessarie a ridurre l’inquinamento ed assumendo decisioni finalizzate sempre e soltanto alle soluzioni più redditizie”.

E la Procura individua anche gli elementi che dimostrerebbero l’esistenza del disastro ambientale attribuibile alle emissioni della centrale: 
il deterioramento significativo della qualità dell’aria, le condizioni della flora (provato dalla grave rarefazione della flora lichenica.
Nelle contestazioni si legge che i gruppi a carbone VL3 e VL4, secondo i dati forniti dalla stessa azienda (sulla cui bontà peraltro i pm nutrono dubbi), “provocavano emissioni massicce dei macroinquinanti con un quadro emissivo peggiorativo rispetto a quello conseguito dalla gestione Enel fin dalla fine degli anni 90, quando erano in esercizio quattro gruppi a carbone”. Una situazione che, sempre secondo gli inquirenti, poteva essere evitata visto che l’azienda aveva le “possibilità tecniche ed economiche, grazie agli ingenti profitti di quegli anni” per effettuare interventi di ambientalizzazione per “ridurre significativamente le emissioni”.

E ancora si contesta di: “aver ridotto il budget” per l’impianto, di aver scelto carbone di qualità inferiore e meno costosa, di aver usato olio combustibile denso con contenuto di zolfo superiore allo 0,3%, e di non aver adottato soluzioni efficaci per contenere le emissioni del parco carbone, ma anche aver presentato “sempre richieste di modifica delle autorizzazioni in senso peggiorativo per l’ambiente e vantaggiose, in termini economici,per la società”.

Poi c’è il disastro sanitario colposo aggravato dal verificarsi dell’evento per i danni alla salute dei cittadini. La Procura evidenzia “un eccesso di morbilità e di mortalità, tra la popolazione residente nelle aree di ricaduta delle sue emissioni quantificabile in malattie e decessi accertati”Continua a leggere su IVG

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l'articolo di  Antonio Rossitto 

Tirreno Power, tutte le carte dell'inchiesta

I pm di Savona indagano 86 persone. Tra loro nomi eccellenti tra cui Paita e Burlando. E 40 dirigenti dell'azienda partecipata da Sorgenia   Leggi l'articolo integrale

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Tirreno Power, 86 indagati. C’è anche tutta l’ex giunta regionale di Burlando    Qui l'articolo integrale

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Regione Liguria – Tirreno Power di Vado Ligure: indagata intera ...                     Liguria Oggi-

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Sei i capi di imputazione dopo 3 anni di indagini, tra cui disastro ambientale colposo e abuso d’ufficio. Coinvolti dirigenti della centrale a carbone Tirreno Power, amministratori pubblici e dirigenti ministeriali. L'accusa: sapevano dell'eccessivo inquinamento prodotto dalla centrale, ma hanno evitato di fare interventi per ridurlo, avvalendosi di interventi ad hoc delle istituzioni.

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Tratto da Ivg

Inchiesta Tirreno Power, ecco i nomi e le accuse

Queste le contestazioni della procura e i nomi degli 86 indagati
Immagine tratta da Il Secolo XIX
SavonaDisastro ambientale colposo aggravato e disastro sanitario colposo aggravato per gli amministratori e i dirigenti dell’azienda. Abuso d’ufficio e disastro colposo aggravato per i pubblici amministratori ed i funzionari di Comuni, Provincia, Regione ed altri Enti che si sono occupati della vicenda. Infine, omicidio colposo plurimo e abuso d’ufficio per i responsabili aziendali e gli amministratori pubblici.
Sono queste le accuse contestate agli 86 indagati nell’ambito dell’inchiesta su Tirreno Power portata avanti dalla procura della Repubblica di Savona. Stamattina a tutti gli indagati sono state recapitate le notifiche di avviso di conclusione indagine.

Molti i nomi eccellenti contenuti nelle carte della procura: tra questi figurano quelli di responsabili e dirigenti che hanno fatto parte dei vari Cda di Tirreno Power dal 1999 ad oggi e anche quelli di amministratori pubblici locali e regionali che si sono occupati della vicenda nel corso degli anni.

Ci sono i dirigenti dell’azienda Massimiliano Salvi, Pasquale D’Elia, Emilio Macci, Giovanni Gosio, Stefano La Malfa, Gianni Biavaschi, Massimo Orlandi, Andrea De Vito, che si sono succeduti negli anni a capo della centrale vadese; i manager Ugo Mattoni, Maurizio Prelati, Claudio Ravetta, Guido Guelfi.
Ancora, gli amministratori e funzionari degli enti locali e regionali: l’ex governatore della Liguria Claudio Burlando, gli ex assessori della sua giunta Claudio Montaldo, Renzo Guccinelli, Marylin Fusco, Giovanni Barbagallo, Angelo Berlangieri, Giovanni Boitano, Gabriele Cascino, Raffaella Paita, Lorena Rambaudi, Sergio Rossetti, Renata Briano (ora europarlamentare), Enrico Vesco, Matteo Rossi, il dirigente del settore ambiente Gabriella Minervini.

A livello provinciale, risultano indagati l’ex presidente Angelo Vaccarezza e i suoi assessori Pietro Santi, Santiago Vacca, Andrea Berruti, Pietro Revetria e il dirigente del settore ambiente della Provincia Vincenzo Gareri.

Ancora, ci sono i sindaci di Vado Attilio Caviglia, Carlo Giacobbe e Monica Giuliano e gli assessori Fabio Falco, Mirella Olivieri, Sergio Verdino, Ennio Rossi; i sindaci di Quiliano Nicola Isetta e Alberto Ferrando e l’assessore Mara Giusto, Massimo Rognoni, Pierluigi Lavazzelli, Katiuscia Giuria.

Infine, tra gli altri, c’è anche Mariano Grillo, direttore della divisione valutazioni ambientali al ministero dell’ambiente.
La procura savonese indaga su 427 morti ‘anomale’ tra il 2000 e il 2007.Secondo le perizie in mano agli inquirenti, tra il 2005 e il 2012 sono stati oltre duemila i ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari, che i magistrati temono dovuti alle emissioni della centrale a carbone di Vado Ligure. Nello stesso periodo sono stati 586, sempre secondo la procura, i bambini ricoverati per patologie respiratorie. La centrale è sotto sequestro dall’11 marzo 2014 per violazioni all’Aia.
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Tirreno Power: la Procura indaga tutta l’ex giunta regionale.


Tratto da Il Secolo XIX

Vado - Claudio BurlandoRaffaella Paita, Angelo Vaccarezza, Lorena Rambaudi, Marylin Fusco,Piero SantiAngelo Berlangieri: sono alcuni dei nomi dei politici indagati nell’ambito dell’inchiesta su Tirreno Power.
Ma ci sono anche i vertici dell’azienda e tra le accuse c’è il disastro ambientale doloso. Nelle 44 pagine di avviso di conclusione indagini, la Procura si sofferma fra l’altro su un particolare: nonostante gli ingenti profitti degli anni che vanno dal 2000 al 2013, la società solo nel maggio 2014 ha proposto interventi migliorativi minimi per un investimento di circa 100 milioni di euro. Briciole, notano i magistrati, rispetto alle somme incassate.
Nel periodo 2002-2013 i gruppi VL3 e VL4 hanno prodotto oltre 44 mila GWH, portando nelle casse della società oltre mille milioni di euro. Tanto che il cda di Tirreno Power deliberava, nei soli anni 2006-2009, la distribuzione di dividendi lordi per oltre 280 milioni di euro.
Insomma, il denaro per gli interventi migliorativi non mancavano, notano i magistrati.Mancava la volontà. Tanto che i vertici di Tirreno Power, «non solo omettevano nuovi investimenti, ma riducevano progressivamente il budget anche per le manutenzioni ordinarie e straordinarie degli impianti». Altro elemento sottolineato: le prime verifiche da parte di un ente pubblico di controllo risalgono al 2013.
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Tirreno Power, sotto accusa

cinque sindaci di Vado e Quiliano


 Tratto da Il Secolo XIX
Savona - Erano a conoscenza delle conseguenze sanitarie provocate dall’uso del carbone e nonostante «disponessero di studi sanitari focalizzati sulla situazione locale» avrebbero chiuso gli occhi sull’attività di Tirreno Power ed omesso di disporre controlli specifici dal Duemila fino al 2014 che avrebbero potuto evitare ulteriori danni alla salute pubblica.
Per la procura, i sindaci di Quiliano (Nicola Isetta ed Alberto Ferrando) e Vado (Carlo Giacobbe ed Attilio Caviglia), oltre al funzionario della Provincia Vincenzo Gareri, devono rispondere di disastro colposo. 
Ma se al dirigente di palazzo Nervi viene contestate di non aver effettuato controlli sulle emissioni inquinanti in atmosfera, sugli scarichi delle acque reflue (in particolare selenio e boro) e di un monitoraggio della qualità dell’aria correlata specificamente alla centrale, la “politica” delle due cittadine non avrebbe tenuto conto delle decine di relazioni e consulenze e delle norme che impongono «la prioritaria considerazione dalla tutela dell’ambiente rispetto agli interessi privati».
Nello specifico i sindaci - nella loro veste di autorità sanitaria - avrebbero omesso di ordinare un’idonea rete di monitoraggio della qualità dell’aria correlata a Tirreno Power e da gestirsi a cura dell’autorità pubblica, mentre è stata l’azienda quasi sempre a fornire i dati di inquinamento. L’altro tema di discussione, che ha interessato anche le fasi successive del fascicolo, ha riguardato la copertura del carbonile. Per la procura avrebbero dovuto imporre l’intervento con ordinanza, al pari di imporre, quale prescrizione, il rispetto dei limiti minimi nelle emissioni previsti dalle migliori tecniche disponibili ed indicati dalle norme europee e nei pareri medici ai quali loro stessi avevano fatto riferimento per sottolineare «le serie preoccupazioni dal punto di vista sanitario per la popolazione che vive, lavora e soggiorna nel comprensorio savonese».
Per il procuratore Granero e il vice Paolucci i cinque indagati si sarebbero solo limitati a formulare richieste e rilievi senza però mai mettere in atto i loro poteri concreti. Come era accaduto in fase di commissione Ippc quando diedero mandato di esprimere «riserve e dissensi»ma senza imporre il voto contrario per arrivare alla conferenza dei servizi del 2012 quando per la procura si spogliarono delle loro vesti di autorità sanitaria locale e non si imposero per chiudere i due gruppi a carbone.
Anzi, secondo l’accusa, cooperavano per legittimare «il mantenimento in funzione dei due gruppi economicamente profittevoli ed il cui esercizio era autorizzato solo in virtù della prospettazione della costruzione del nuovo gruppo a metano».
E proprio l’ipotesi della realizzazione del nuovo gruppo a metano è diventato un aspetto attorno al quale la procura si è concentrata per contestare l’abuso d’ufficio alla giunta regionale guidata da Claudio Burlando e in carica prima del sequestro dei due gruppi a carbone. Insomma l’inchiesta arrivata al primo bivio importante ha registrato alcune sorprese, oltre alla lievitazione del numero degli indagati......



18 GIUGNO 2015  :LAUDATO SI’

LAUDATO SI’: Il nostro pianeta, la nostra casa, il nostro futuro. UNITEVI AL PAPA NELL’APPELLO GLOBALE ALLA LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO...

I leader mondiali di ogni credo politico dovrebbero trarre ispirazione dalle sue parole e lanciare a loro volta appelli al cambiamento. La strada maestra per uscire dalla crisi climatica è quella di liberare l’umanità dalla dipendenza dai combustibili fossili che al momento condiziona le nostre vite e il pianeta. L’enciclica contribuisce al cambiamento epocale che stiamo vivendo: non possiamo semplicemente continuare a considerare il pianeta come una risorsa da sfruttare. - 

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